Venezia: Quando Venezia ed Anversa imperavano sulla scena mondiale artistica, Il confronto tra la cultura del nord e quella del sud

Due città raccontano la storia dell'Europa attraverso quadri, testimoni della grandezza raggiunta dalle potenze marittime al Bozar di Bruxelles. Nel superbo palazzo delle belle arti, opera del famoso architetto Victor Horta, caposcuola dell'Art Nouveau belga, l'introduzione alla mostra: "Venetian and Flemish Masters" avviene con l'esibizione di due piante di città, pregevoli per il valore storico.

L'una, quella di Venezia a volo d'uccello è una xilografia, opera di Iacopo de' Barbari del 1500; l'altra rappresenta Anversa con il porto e la serie di canali in una configurazione simile alla laguna della Serenissima, realizzata da Lodovico Guicciardini nel 1567.
Due porti ugualmente importanti attraverso i quali avvenivano tutti gli scambi possibili e immaginabili dai beni commerciali alle opere d'arte. Officine per la diffusione delle stampe dei varii dipinti sorgevano in entrambi i luoghi. Le galee veneziane portavano nei Paesi Bassi le richiestissime spezie orientali, i preziosi calici di Murano, protagonisti delle nature morte fiamminghe per la brillante trasparenza del vetro , i tessuti pregiati che si ammirano per esempio nei quadri pieni realismo di Gerard David.
Anche il porto di Messina si situava lungo la rotta degli scambi ambiti e redditizi. Antonello da Messina potrebbe aver visto in tali occasioni le opere cosi' innovative provenienti dalle Fiandre; sebbene gli studiosi propendano per il contatto napoletano con la bottega del Colantonio e la corte Aragonese ricca di apporti fiammingo-provenzali. I Veneziani furono i primi ad essere informati sulla tecnica straordinaria della pittura ad olio perfezionata e messa a punto dal glorioso e benemerito Ian Van Eyck. Questa a differenza della tempera ad acqua rendeva la realtà prodigiosamente trasparente come attraverso un vetro di cristallo, potendo evidenziare in tal modo mille particolari. Quando il famoso pittore siciliano, di cui il museo di Anversa conserva una magnifica Crocifissione, arriva nella già nordica per lui Venezia, assiste a quella fucina internazionale  in cui la fredda cultura di paesi più nordici s'imbeve di morbidezza e calore per creare finalmente le basi della pittura moderna. Non è più la ieratica compostezza della forma di un ritratto severo, ma sublime, come quello di Philippe de Croy del Van Der Weyden (Fig.1) a dettar legge, nè quell'inafferrabile quietudine e perfetto candore del "Ritratto di giovane donna"(Fig.2), opera sempre dell'Antonello da Messina fiammingo, ma lontano dalla umana dolcezza dei volti del sud, come nel "Giovane uomo"di Giovanni Bellini(Fig.3). Quest'ultimo artista inventerà il paesaggio dietro i suoi languidi personaggi. Sembra un incanto, ma la profondità introdotta dalla semplice apertura di una finestra sull'esterno del Van Eyck dà il via alla geniale idea dello spazio, segno tangibile già di comunione tra arte e natura, ma che si esprimerà felicemente nella celebre Prospettiva nel momento in cui la pittura sposerà l'architettura, una conquista decisamente italiana dopo le pur nobili geometrie spaziali nordiche.
Gli studiosi belgi proprio in occasione di tale mostra intendono ribadire il concetto della nascita del paesaggio in quanto genere a sè stante grazie all'opera di Joachim Patinir di Anversa (1485-1524). Nel piccolo quadro esposto a Bruxelles,"La fuga in Egitto"(Fig.4) i personaggi sono ridotti ad un impercettibile corollario nel protagonismo della scena. Cio' nonostante accanto ad esso si puo' ammirare un delizioso dipinto su legno del giovanissimo Tiziano "Orfeo ed Euridice"(1510), in cui ugualmente domina il paesaggio (Fig.5).
Perfino i raffinati panneggi cosi' riccamente pomposi nelle opere dei Primitivi Fiamminghi (Fig.6), sono ridimensionati dai pittori veneti e si tingeranno di colori piu vivi e nuovi nel Cinquecento con la comparsa del divino Tiziano, pittore di Papi e Imperatori, come si puo' contemplare nel miracolo di tonalità accese dell'enorme tela, gelosamente custodita ad Anversa, "Il papa presenta il vescovo Iacopo Pesaro a San Pietro"(Fig.7).
Di certo non si puo' negare l'influenza di Rogier van der Weyden (1400-1464) sull'opera belliniana del "Compianto di Cristo" (Fig.8), eseguita da Giovanni quando aveva solo 25 anni nel 1455. I volti stravolti dal dolore fanno pensare alla famosa "Deposizione" (Fig.9) del Prado a Madrid,  capolavoro assoluto del Maestro delle passioni, di esso qualcuno ha detto, in riferimento alla pena della Madonna sorretta dal Battista: "Le lacrime più belle della storia dell'arte".
Accanto al quadro in questione di Giovanni Bellini, la cui straziante sofferenza ha raggiunto la vetta storica, gli organizzatori della mostra hanno pensato di collocare una delle due opere presenti in mostra dell'artista Berlinde De Bruyckere, una scultrice belga contemporanea (Fig.10). In una nicchia semicircolare di legno nero, realizzato in cera è esposto un corpo dalle sembianze lontanamente umane, privo di viso e mani, appeso perchè non deve più lottare contro la forza di gravità. Il titolo è "Lingam" (Fig.11), espressione dell'eros indiano, in quanto amore e morte sono strettamente connessi. Nel parallelo tra le due opere che si offre all'osservatore si vuole vedere un'analogia tra la compassione ispirata dalla fragilità esangue del corpo di Cristo e la repulsione suscitata dalla spaventosa difformità. L'immagine che si ricava dalle due opere vuole fissare in eterno non solo il dolore, ma soprattutto l'orrore di fronte alla morte.
Un esempio del dialogo possibile tra una pittura antica ed una scultura moderna sulla triste espressione della condizione umana.
Tornando alla mostra in itinere dall'11/02/2011 all'08/05/2011 , essa intende abbracciare un periodo di quattro secoli, dal momento che le due collezioni a confronto posseggono dipinti che vanno dal Quattrocento fino al Settecento. In sostanza si tratta di 16 capolavori che provengono dal Museo delle Belle Arti di Anversa ed una cinquantina di tele dell'Accademia Carrara di Bergamo, una delle più belle collezioni di pitture venete. Ricordiamo che Bergamo faceva parte della Serenissima, come indica il quadro di Francesco dal Ponte o Bassano: "La Repubblica di Venezia riceve i doni dalla provincia di Bergamo", un delizioso ovale in mostra nella sala, dove forse di un Bassano più famoso di lui, Iacopo, c'è uno stupendo dipinto su una maternità dalla bellezza sconvolgente. Siamo alla fine del Cinquecento, la lezione del Tiziano è ancora viva, ma è presente anche il Manierismo del Salviati e in più la dolcezza del Parmigianino.
I quadri raccontano la storia dei luoghi in determinati momenti; sono come dei ritratti o fotografie ad uno sguardo più attento. Nel XVII secolo molte provincie del Nord sono di fede protestante ed ecco comparire sui personaggi dipinti i segni di una rigida osservanza religiosa. Inoltre i Borghesi dell'epoca ci tengono a vedere rappresentati sulle tele quei valori civili e morali della loro classe. Negli interni delle abitazioni scene di genere evidenziano abitudini di vita familiare, cosi' come allegorie gastronomiche ironizzano sui vizi umani.
Se il Seicento è considerato un secolo importante nella produzione pittorica fiamminga soprattutto per la copiosa rappresentazione di Nature morte, cosi' non è per quella veneta. Forse proprio in questo periodo occorre richiamare l'attenzione sull'importanza dei rapporti tra le due città menzionate. Anversa è il luogo dove sceglie di vivere e lavorare il pittore più importante del secolo: Pier Paolo Rubens (1577-1640). Viene in Italia nel 1600 e vi resta fino al 1608, soggiornando in diverse città. Uomo erudito, raffinato diplomatico e appassionato architetto si fa costruire nel centro di Anversa una stupenda casa-atelier nello stile inconfondibile dei Palazzi italiani, che costituisce ancora oggi la più importante meta turistica della città. Subisce il fascino delle opere di Tiziano (Fig.12). La sua fantasia creativa è attratta dal sapiente uso di quella gamma cromatica. Grazie a lui l'arte veneta rinvigorisce e resuscita. I suoi nuovi modi pittorici saranno un esempio da seguire per molti artisti, anche napoletani.
Il Settecento veneto vede l'opera meritevole di un altro suo figlio, Giovanni Battista Tiepolo, che col suo dinamismo infonde un carattere nuovo alla pittura. Vede inoltre il sorgere del Vedutismo lagunare e sarà un lungo e proficuo periodo di artisti ed opere. Dal Carlevarijs, al Guardi, al Bellotto fino al più grande di tutti il Canaletto (Fig.13), pittori di forte calibro, che non vedono alcuna corrispodenza nelle Fiandre. Sono meravigliose vedute  della città morente con i suoi magici palazzi lentamente ingoiati dalle acque dei canali che non perdonano e lasciano invece un senso di tristezza amarissima per la grandezza di una volta.
Anche Anversa è una città in declino rispetto allo splendore di un tempo. Pur essendo Belgio, rientra nell'area non francofona e si parla solo fiammingo; la lingua inglese è ignorata. La popolazione ormai stanziale è costituita per la maggiorparte da extra comunitari, Turchi, Iraniani e Arabi in prevalenza. Una condizione che invita a meditare sulla nuova identità europea. Possiede inoltre un' ampia zona pedonale centrale commerciale, che la rende uguale e indistinguibile da qualsiasi altra città moderna.
Anversa merita la sosta del turista, anche se impallidisce di fronte al numero esorbitante di visitatori che registra Venezia, la quale nei panni di un'anziana  nobildonna ancora seducente si sente da una parte lusingata per  l'attrazione che continua ad esercitare e dall'altra stanca per i continui complimenti.
Vorrebbe riposare per durare forse più a lungo, ma è il profumo senza fine della sua memoria che attira sempre.
Elvira Brunetti