Napoli: La stella di Napoli dagli occhi verdi
Dietro ogni grande uomo vi è una grande donna, per cui che straordinario personaggio è stato Eliana Merolla, compagna fino alla morte di Achille Lauro, anche se deve condividere parte del merito con Angelina, la prima moglie, la quale lo ha assistito nella fase dell’ascesa, da mozzo a più grande armatore del mondo della sua epoca, più del mitico Aristotele Onassis.
Ho avuto modo di conoscere Eliana Merolla intorno al 2002, quando mi apprestavo a preparare il mio volume sul Comandante, “Achille Lauro Superstar”, consultabile in rete, e, nonostante i 65 anni, i suoi occhi color smeraldo erano in grado di ammaliare chiunque si soffermasse a fissarli. Da poco, per sopravvivere, aveva venduto all’asta una parte dei gioielli donati in omaggio alla sua bellezza da don Achille e viveva modestamente con la figlia Tania nel culto del grande uomo con cui aveva avuto il privilegio di condividere la giovinezza. Per raccontare la sua storia mi servirò delle pagine che le ho dedicato nel mio libro, prima citato. Angelina sopportava pazientemente le scappatelle del marito, come una croce da portare in cambio del privilegio di vivere al fianco di un uomo dalla sprizzante vitalità, ma rimase sconcertata quando Achille le confessò candidamente di non desiderarla più sessualmente. “Ti amo, ti voglio bene, non potrei vivere senza di te, sarai sempre la padrona assoluta del mio cuore, ma non ti desidero più e non voglio mortificarti con una bugia”. Angelina capì che non c’era nulla da replicare ed accettò le camere separate, ma il suo cuore si spezzò sanguinante di una ferita che non si rimarginò più. Quando il suo Achille le confidò che aveva lasciato Jolanda, tirò un sospiro di sollievo, ma non sapeva di essere caduta dalla padella nella brace. Achille aveva lasciato la vecchia fiamma unicamente perché si era innamorato di una donna di cinquant’anni più giovane di lui, con la quale starà insieme fino alla morte: Eliana Merolla. Cupido fu un concorso di bellezza, uno dei tanti che, negli anni Cinquanta, programmavano a gara i due giornali napoletani. Il “Roma” ne organizzava di megagalattici ed “Il Mattino”, sulla sua scia, aveva promosso con grande successo, l’ ”Ondina sport sud”, dedicata alle bellezze estive, quando il bikini era da molti benpensanti considerato, più che osé, un oltraggio al pudore. Non erano queste le uniche attività che “Il Mattino” organizzava a ruota, carpendo l’idea dalla fertile mente del Comandante, anzi l’esempio più paradigmatico era costituito dalla gigantesca sottoscrizione “Bontà di Napoli”. Essa, per mesi, sollecitava le offerte dei lettori, solleticandone la vanagloria di vedere il proprio nome pubblicato tra i benefattori. L’iniziativa fu varata allo scopo di approntare, per le feste natalizie, pacchi dono, in tutto simili a quelli elargiti da Lauro, da distribuire a pioggia tra i bisognosi della città. Sono gli anni in cui nasce a Napoli questo sfrenato attivismo benefico, del quale si fanno paladini grassi signori della nobiltà (decaduta) e della borghesia (nullafacente), in perfetta sintonia con signore d’annata, legate il più delle volte unicamente all’aspetto mondano della dazione. Gli effetti nefasti, in termini di persecuzione ai limiti della rottura, si riverberano fino ai giorni nostri, caratterizzati da un quotidiano pullulare di collette, gare di burraco, spettacoli teatrali con attori dilettanti e sprovveduti, che si susseguono a ritmo vertiginoso, mentre i benefattori (con soldi altrui) sono diventati legioni, animati da due soli obiettivi: comparire come “buoni” in società e, ove mai esistesse, assicurarsi una felice collocazione in Paradiso, ignorando sfacciatamente il dettato evangelico, che ammonisce rigorosamente: “Non sappia la mano sinistra ciò che fa la mano destra”. E parlando di beneficenza, oggi che i beni demaniali, tra cui le spiagge, vengono alienati per quattro soldi al miglior offerente, con un passaggio di proprietà dal pubblico al privato deleterio, non è fuor di luogo ricordare che per decenni don Achille ha messo a disposizione del popolo la sua villa a mare di Posillipo per i bagni estivi. Bastava una semplice richiesta per ottenere una tessera gratuita di accesso e la tintarella era assicurata. Le sorelle Capuano, cinque vispe signorine tra gli ottanta e i novant’anni, ci hanno confidato di aver fatto per anni a villa Lauro i migliori bagni della loro vita. Il concorso “La stella di Napoli” aveva un premio speciale molto appetibile: un provino cinematografico per diventare attrice protagonista del primo film prodotto da Lauro, dal titolo “La città del sole”. Scopo della pellicola, per la quale si era raggiunto un accordo con Eduardo De Filippo per affidargli la regia, era quello di mostrare la Napoli nuova, sorta con la ricostruzione, con strade ampie e palazzi nuovi e diffonderne l’immagine per l’Italia. La folla di ragazze che si accalcava per partecipare alla gara era di conseguenza più nutrita del solito e tra questi, teneri boccioli, vi era Eliana, la più profumata, che si presentava, dopo un ennesimo bisticcio col gelosissimo fidanzato, con la segreta speranza di poter sfuggire ad un matrimonio che si prevedeva asfissiante e ad un futuro che si preannunciava monotono. La prima selezione scelse, su oltre cento partecipanti, dieci ragazze, che durante la festa di Piedigrotta sfilarono, indossando un succinto costume da bagno, su di un carro speciale dedicato alle stelle di Napoli. Eliana, con i suoi attributi fuori dal comune, dagli occhi verde smeraldo ai capelli biondo tiziano, per tacere del resto, attirò gli sguardi vogliosi del pubblico e non si contarono i complimenti a gran voce di ogni genere da parte dei più audaci. Alla successiva finalissima le ragazze furono sottoposte al voto di una giuria composta da personalità della politica, dello sport e del giornalismo. Achille Lauro faceva parte dei votanti e si pronunciò con un dieci e lode per Eliana ma, distratto da altri impegni, si allontanò senza attendere l’esito delle selezioni. Sicuro della sua vittoria, il giorno dopo si rammaricò che la sua prescelta fosse arrivata solo seconda, perciò decise di farle arrivare un suo messaggio e d’invitarla per un incontro nel suo studio, nel quale si sarebbe dichiarato disponibile a far sottoporre anche lei ad un provino per il film da girare. Dall’incontro probabilmente immaginava che sarebbe potuto scaturire anche dell’altro, ma la ragazza spense ogni suo bollore, allorchè si presentò piangendo. Raccontò la sua triste storia, dai lutti familiari al fidanzato geloso e rompiscatole. Lauro commosso promise di aiutarla. Nei giorni successivi le sue telefonate s’intensificarono, insospettendo il padre e la madre di Eliana, i quali decisero che avrebbero affrontato Lauro, pregandolo di lasciar perdere la loro figlia. I genitori lo convocarono a casa loro e, pur accogliendolo con tutti gli onori come il re di Napoli, cercarono di convincerlo, ma lo scontro fu impari. L’autorità del Comandante tolse loro le parole di bocca ed essi capitolarono, senza condizioni, davanti all’offerta di un contratto di attrice con un cachet superiore a quello percepito dalla stessa Sophia Loren: 25 milioni, una cifra che nessuno avrebbe potuto rifiutare. Il film, per la regia di Claudio Gora, nonostante la partecipazione di attori famosi, da Paolo Stoppa ad Amedeo Nazzari, non ebbe particolare successo. La Merolla, con lo pseudonimo di Kim Capri, ebbe però modo di mostrare le sue ragguardevoli ed esplosive grazie, ma poi preferì entrare nel ruolo più gratificante di amante di Lauro. A dire la verità, almeno all’inizio, un’amante un po’ sui generis; infatti come con Angelina aveva instaurato un rapporto di fratello e sorella, così con Eliana ne aveva creato uno, ancora più ambiguo, di padre e figlia. Si vedevano soltanto la sera per la cena, nell’appartamento di via Crispi vicino a villa Lauro. Si parlava del più e del meno e si accennava anche alle “sedute”, non proprio d’affari, che Lauro aveva avuto nel pomeriggio. Durante le vacanze i due colombi prediligevano le località della costa azzurra, lambite con il “Karama”, il superbo veliero, dotato di un equipaggio di ben 11 marinai. Achille copriva la sua amata di regali costosissimi, captando e soddisfacendo al volo qualsiasi suo desiderio. Ci furono, come in tutti gli amori, anche momenti difficili, quando all’orizzonte comparvero uomini più giovani del Comandante, come un inglese, affascinante e tenebroso, per il quale vi fu una sbandata. Egli voleva sposare Eliana; lei però alla fine, dopo mille ripensamenti, scelse di rimanere al fianco del suo Achille. Questa decisione fece ricredere i figli di Lauro, i quali cominciarono ad intuire che quella ragazza, così bella e così giovane, era sinceramente affezionata, se non innamorata, al loro genitore. Eliana pretese però di essere sposata (tutte le donne sono uguali). Lauro era oramai da anni vedovo e lo stesso si ostinava ad abitare da solo nella villa, recandosi in visita dalla sua compagna solo la sera, alla fine di una giornata di lavoro spesso massacrante, per la cena e quattro chiacchiere. Più volte si erano preparate le carte per il matrimonio, ma esse erano scadute, senza che nulla avvenisse. Eliana, sentendosi presa in giro, minacciò allora di scappare via per sempre ed Achille la riacciuffò soltanto sul filo di lana, mentre si accingeva a raggiungere l’aeroporto. Furono preparate di nuovo le pubblicazioni, ma i giorni passavano e la fanciulla era ormai rassegnata. Una sera, mentre cenavano tranquillamente, mancavano pochi minuti alle 22, Achille all’improvviso disse: “Preparati, voglio andare a teatro” e poiché la compagna perdeva tempo a prepararsi, disse bruscamente: “Non è necessario vestirsi eleganti”. Ma lei intuì che sarebbe successo qualcosa di strano, per cui non volle rinunciare ad un completino in crèpe di lana ed alla pelliccia con il collo di zibellino e, perché no, anche ad un pizzo antico di Bruxelles, uno splendido merletto che era appartenuto ad una sua ava. Scesi in garage, dove era in attesa la Mercedes con l’autista, prendono posto in una piccola utilitaria e raggiungono la stradina ove è situata la parrocchia di San Benedetto all’Arco Mirelli. La porta della chiesa è socchiusa, ma all’interno vi è un tripudio di rose pallide e di lillà bianchi. Sull’uscio viene offerto un minuscolo bouquet di fiori alla frastornata Eliana, che trova il braccio del fratello e raggiunge emozionatissima l’altare. Don Ciro, credendola sprovvista, si offe di prestarle un velo dalla sagrestia, ma Eliana non rinuncia al suo, con il quale si erano già sposate la mamma e la nonna. Momenti di divertito imbarazzo, quando Lauro offre il suo dito al parroco, che sorridendo invita gli sposi a scambiarsi gli anelli. Sono le 23,30, pochi minuti e sarebbero scadute le pubblicazioni per l’ennesima volta. Pochissimi i parenti e gli amici presenti alla cerimonia, molti e sfarzosi saranno i regali nei giorni successivi, testimoni due fedelissimi: Gaetano Fiorentino ed Andrea Torino. All’uscita si assembra una piccola folla di curiosi, medici ed infermieri di turno nel vicino ospedale Loreto e qualche perditempo notturno, che a Napoli non manca mai. Un applauso ed in coro un grido augurale: “Viva gli sposi” e di rincalzo: “Vita lunga a don Achille”. Con questo matrimonio si mette la parola fine ai pettegolezzi ed alle voci di nozze segrete celebrate all’estero. La prima presentazione ufficiale della sposa al Meeting internazionale degli armatori svoltosi a Sorrento, dove Eliana, nella sua sfolgorante bellezza, oscura le compagne dei più potenti imprenditori del globo. Dopo pochi giorni al Festival del cinema nuova splendida apparizione, al fianco dei più prestigiosi nomi dello spettacolo. Divenuta moglie, la famiglia di Lauro cominciò a frequentarla e, conoscendola meglio, seppe apprezzare il suo attaccamento ad Achille, il suo carattere semplice ed allegro e la sua riservatezza. Ercole, che assieme alla sorella Laura si era opposto strenuamente al matrimonio, paventandone le dannose conseguenze economiche sull’eredità, fu felice di ricredersi, a tal punto da intrattenere ancora oggi cordiali rapporti di amicizia con Eliana, da anni trasferitasi a Roma. Appena celebrato il matrimonio, la novella sposa, assistita dal suo legale di fiducia, l’avvocato Gallo, si recò dal notaio Monticelli e dichiarò di voler separare i suoi beni da quelli del marito, uno degli armatori più ricchi del mondo, tra i primi contribuenti in Italia, con un volume di tasse superiore a quello versato ogni anno dall’avvocato Agnelli, il padrone della Fiat. Il motivo di questa scelta, a lungo rimasta segreta, era semplice per quanto sconcertante: la signora era rimasta affascinata dal potere del suo compagno e non dalla sua ricchezza. Che questa ragazza volesse bene veramente ad Achille lo aveva intuito la stessa Angelina, la quale, mentre odiò sempre Jolanda, ritenuta una pericolosa rivale, per questa fanciulla che sacrificava la sua giovinezza al fianco di un uomo tanto più anziano ebbe addirittura parole di ringraziamento: “Se rende felice il mio Achille, sono felice anche io”. Una volta sposati, vi fu il naturale desiderio di un figlio. Lauro, vicino ai 90 anni, non potendo provvedere personalmente e preoccupato di lasciar sola la sua sposa, si attivò per adottare una bambina. La scelta cadde su una piccola tailandese: Tania, dal visino paffuto e dagli occhi di una bellezza devastante. Questa bambina è stata l’ultimo, ma forse il più intenso, amore di Lauro, quando negli ultimi anni egli, chiuso nei meandri dei suoi pensieri, non voleva vedere più nessuno ed amava ritirarsi con la sua piccina per giocare e per scambiarsi coccole. La copriva di giocattoli, però pretendeva che a Natale lei, che poteva avere tanto, li regalasse tutti ai ragazzi poveri. E Tania si rammarica oggi di non aver nessuna traccia della sua infanzia, anche se rammenta con struggente malinconia un meraviglioso trattore elettrico, che tanto le piaceva. Sono tanti i teneri ricordi: “Dalle caramelle alla frutta, di cui ero ghiotta, che papà mi portava, svegliandomi ogni mattina, mentre a mamma serviva a letto il caffè (e non è vero, come è stato scritto, che le accettavo per poi nasconderle sotto il cuscino) fino alle giravolte in cielo che mio padre, nonostante l’età, mi faceva fare la domenica”. Tania è oggi una splendida ragazza di 27 anni, ammirata e corteggiata dai coetanei. Divide con la madre un appartamento a Roma e vive del suo onesto lavoro: gestisce in franchising con grande entusiasmo un negozio “Calzedonia”, che le fornisce molte gratificazioni. Ha ricordi lucidissimi dei pochi anni vissuti con il padre, al quale è stata sempre legatissima. “Era bello abitare nella villa di Massa Lubrense, dove sono vissuta fino all’età della scuola, quando mi sono dovuta trasferire a Napoli per frequentare il Santa Dorotea”. Ancora oggi Tania ha un sogno ricorrente che ha voluto confidarci: “Papà era solito addormentarsi il pomeriggio sulla poltrona, con gli occhi socchiusi verso l’alto e pareva che volesse saltare in cielo. Ed un brutto giorno, che non lo vidi più, mi dissero che proprio lì si era recato. Ancora oggi nelle notti stellate spingo lo sguardo alla sua ricerca e tanto lo cerco, fino a quando non lo trovo in qualche angolo del cielo, mentre mi guarda benevolo e mi sorride, lui che era tanto buono. Solo allora sono felice e mi balena alla mente un verso studiato a scuola, che mi ha sempre emozionato: L’amor che move il sole e l’altre stelle”. Achille della Ragione
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