Italia: I Balletti Russi, una fiammeggiante rivoluzione Stampa
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ItaliaNews - Arte
Scritto da Elvira Brunetti   
Martedì 25 Maggio 2010 18:28

Italia: I Balletti Russi, una fiammeggiante rivoluzione

Il fenomeno delle avanguardie all'inizio del Novecento interesso' i vari campi dell'espressione artistica. Spirava un'aria nuova che sfiorava e risvegliava tutto, suggerendo all'artista una dimensione in più di libertà nel dominio di uno spazio sempre maggiore.
Nasce la visione globale dell'arte. Perchè Picasso, Matisse, De Chirico, Miro', tra i Grandi o tra i pittori meno noti, Derain, Delaunay, Rouault, Masson s'interessarono alla danza? Non si sentirono affatto sminuiti nel disegno di uno scenario. Era la misura di un nuovo orizzonte su cui cimentarsi.

Nel quadro dell'innovazione estetica i Balletti Russi rivestono un ruolo altrettanto importante delle "Demoiselles d'Avignon", perchè introdussero nella danza una fresca linfa vitale.
Grazie ad essi attraverso un salto di secoli ritorno' a Parigi lo splendore volteggiante della corte del Re Sole.
Negli ultimi trent'anni dell'Ottocento il balletto dell'Opera languiva in una posizione subalterna rispetto ad altre città. L'Etoile era un ruolo affidato di prassi ad una ballerina della Scala di Milano. Inoltre l'incendio del precedente teatro a rue Péletier fece si' alzare il sipario sulla nuova Opéra Garnier, ma il trionfo della lirica aveva relegato il balletto al ruolo di triste cenerentola. I ballerini, limitandosi al sollevamento in alto della indiscutibile protagonista della scena, erano completamente assenti. L'universo danzante era solo femminile, come si evince dalla pittura di Degas.
Quando arriva Sergey Diaghilev (Fig.1) da San Pietroburgo l'Opéra non era pronta per accogliere un programma audace e di rottura con la coreografia classica. Allora imperava l'astro sfavillante di Carlotta Zambelli, famosa per le sue vertiginose pirouettes. Fu il Théatre du Chatelet, un palcoscenico più profano rispetto alla sacralità del tempio della musica, ad accogliere la novità e a proporla al pubblico. L'effetto devastante che produssero le 19 stagioni di spettacoli dal 1909 al 1929, organizzate dall'impresario russo a Parigi, è diventato leggenda. Egli capi' subito che bisognava coinvolgere artisti importanti dell'epoca. Per l'arte della danza suono' l'ora della riscossa. Improvvisamente il Balletto fu riconosciuto come una forza estetica di primo piano ed influenzo' diversi campi della vita dalla moda alla decorazione d'interni. Léon Bakst, modesto pittore, ma scenografo e costumista di grande talento s'ispirava all'Oriente persiano e siamese. Ricordiamo che a Parigi la famosa Esposizione Internazionale del 1900 aveva favorito il contatto con culture molto lontane. Architetti e scultori tra cui Rodin s'interessarono al nuovo dinamismo plastico. Antoine Bourdelle fu notevolmente ispirato da Isadora Duncan(Fig.2), sacerdotessa di Dioniso e precorritrice del balletto moderno. Anche su di lei c'è una mostra a Parigi.
Tuttavia la rivelazione irresistibile era soprattutto la bellezza della danza maschile. Figura mitica di quegli anni è Vaslav Nijinsky (Fig.3), di cui purtroppo non esistono filmati, ma le cui prodezze nei ruoli più disparati dall'Aprés-midi d'un Faune (Fig.4) alla Sagra della Primavera, allo Spettro della Rosa e via dicendo furono insuperabili. Si consideravano degli Dei. "Le Dieu Bleu"(Fig.5) nello splendido costume di Bakst è di sicuro un unicum. Nel balletto avanguarista si esploravani i riti primitivi. Nijinsky crea uno stile nuovo caratterizzato da movimenti angolari e gesti antiaccademici, vedi le gambe e le punte girate all'interno, sulle orme delle danzatrici di Giava. Un esempio abbastanza illuminante del balletto russo è offerto dal recente film "Coco e Igor Strawinsky"(Fig.6), il cui primo tempo è interamente devoluto all'azione scenica dei ballerini(Fig.7) che si dimenano con grande libertà e dietro le quinte si osserva Diaghilev, che incita più volte a saltare con energia. Il film è anche un excursus sulla frequentazione salottiera degli intellettuali e degli artisti russi, ospiti assidui della principessa di Polignac.
Nel 1917 Jean Cocteau viene a Roma con la compagnia del celebre balletto e Picasso, allora trentacinquenne prende ispirazione per lo scenario di Parade, durante una visita a Napoli, da un affresco sito nella Stazione Zoologica. Fondamentale per il pittore spagnolo fu l'incontro nel frangente romano con Olga, ballerina russa, che divento' la sua prima moglie. All'Opéra Garnier, sede dell'esposizione a memoria del centenario, ci sono i manichini da lui realizzati del prestigiatore cinese e del famoso cavallo, elementi presenti nel balletto Parade, la cui musica era di Erik Satie. Nella stessa mostra si possono ammirare dipinti di famose danzatrici come Ida Rubinstein e sontuosi costumi creati dalla febbrile fantasia di Léon Bakst, la cui risonanza suscito' l'interesse dell'aristocrazia dell'epoca per soddisfare i capricci estetici di nobildonne vanitose. Fu lo stilista della stravagante contessa Luisa Casati.
Con la morte di Bakst nel 1924 ma soprattutto con quella di Sergey Diaghilev nel 1929 si conclude la parentesi innovativa del Balletto russo. Resta tuttavia l'importanza assegnata al valore edificante di un'arte che coinvolge emozionalmente lo spettatore alla stessa stregua di qualsiasi opera d'arte.
Oggi dopo un secolo l'Opéra di Parigi per il suo altissimo repertorio coreografico di grandi artisti costituisce un esempio d'importanza della danza nel mondo intero. Da Maurice Béjart a Roland Petit, Rudolf Nureyev ha lavorato su coreografie di Marius Petipa,tutti hanno attinto alla fonte dei Balletti russi, che hanno cosi' dato il via alla danza moderna.
ELVIRA BRUNETTI

Ultimo aggiornamento Domenica 07 Aprile 2013 17:33